La donna del futuro

da Valentine de Saint Point a Edda Ciano - I Parte

di Fabio Regina

Tutto ebbe inizio una notte a Parigi, nel 1909. Un gruppo di giovani idealisti appena trentenni stavano riflettendo oziosamente stesi su un tappeto orientale alla luce di lampade musulmane di ottone traforato che ad uno di essi, forse il più carismatico ed eccentrico, ricordava con nostalgia le notti arabe della sua gioventù, cercando la chiave dell’Esistenza tra chiacchere e schizzi su fogli di carta.

Quando d’un tratto il rumore di un tram li fece sobbalzare e scattò la scintilla: quella meccanica, quel rumore di ingranaggi metallici che si intersecavano alla perfezione; ecco, quello è il Futuro.

Scesero in strada a contemplare le nuove Divinità meccaniche e a testarne la potenza su un’automobile che iniziò a sfrecciare a tutta velocità, quasi alla ricerca della Morte, fino a che non si ribaltò in un fossato. Tratti in salvo da un gruppo di pescatori questi giovani esploratori della Vita composero i primi punti di un Manifesto: Il Manifesto del Futurismo.

Venne pubblicato un giorno di febbraio dello stesso anno sulla rivista Figaro ponendo le basi di un movimento d’Avanguardia tra i cui punti principali vi erano l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, elementi essenziali della nostra poesia. Affermano che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità.

Vogliono distruggere i musei che sono cimiteri di sforzi vani, dormitori pubblici, assurdi macelli di pittori e scultori ove ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un’urna funeraria, in una eterna ed inutile ammirazione del passato.

Ma stesso dicasi per le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.

Ma lo stesso trattamento lo richiedono per loro stessi i cui più anziani hanno trent’anni: rimane dunque almeno un decennio, per compier l’opera. Quando giungeranno ai  quarant’anni, altri uomini più giovani e più validi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. – Noi lo desideriamo!  E Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!

Perché Non v’è più bellezza, se non nella lotta, nel glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

Questo ultimo punto desta l’attenzione di una coetanea del leader carismatico del Movimento, francese con alle spalle dei matrimoni finiti per destino o per scelta, che ha deciso di dedicarsi all’arte, in particolare alla settima arte, quella novità chiamata cinema.

E ne è così interessata che a distanza di tre anni esatti risponde per le rime con un suo Manifesto, stavolta dedicato alla Donna Futurista.

L’Umanità è mediocre. La maggioranza delle donne non è superiore né inferiore alla maggioranza degli uomini. Esse sono uguali. Tutte e due meritano lo stesso disprezzo.

È ASSURDO DIVIDERE L’UMANITÀ IN DONNE E UOMINI; essa è composta soltanto di FEMMINILITA’ e di MASCOLINITA’.

Ogni superuomo, ogni eroe, per quanto sia epico, ogni genio per quanto sia possente, è l’espressione prodigiosa di una razza e di un’epoca solo perché è composto, ad un tempo, di elementi femminili e di elementi maschili di femminilità e di mascolinità: cioè un essere completo.

Un individuo esclusivamente virile non è altro che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è altro che una femmina.

I periodi che ebbero solo delle guerre poco feconde d’eroi rappresentativi furono periodi esclusivamente virili; quelli che rinnegarono l’istinto eroico, e che, rivolti verso il passato, s’annientarono in sogni di pace, furono periodi in cui dominò la femminilità.

Noi viviamo alla fine di uno di questi periodi. CIO CHE MANCA DI PIÙ ALLE DONNE COME AGLI UOMINI È LA VIRILITÀ.

E infine proclama che ogni donna deve posseder e non soltanto delle virtù femminili, ma delle qualità virili ; altrimenti è una femmina . E l’uomo che ha soltanto la forza maschia, senza l’intuizione, non è che un bruto.

Ma nel periodo di femminilità in cui viviamo, solo l’esagerazione contraria è salutare.

ED È IL BRUTO CHE SI DEVE PROPORRE A MODELLO.

Non più donne di cui i soldati debbano temere le braccia in fiore che s’intrecciano alle ginocchia il mattino della partenza; donne infermiere che perpetuino le debolezze e le vecchiezze, addomesticando gli uomini pei loro piaceri personali o pei loro bisogni materiali! Non più donne che facciano figli solo per sé stesse, riparandoli da ogni pericolo, da ogni avventura cioè da ogni gioia; che disputano la loro figliuola all’amore e il loro figliuolo alla guerra! Non più donne piovre dei focolari, dai tentacoli che esauriscono il sangue degli uomini e anemizzano i fanciulli;

DONNE BESTIALMENTE AMOROSE, CHE DISTRUGGONO NEL DESIDERIO ANCHE LA SUA FORZA DI RINNOVAMENTO!

Le donne sono le Erinni, le Amazzoni; le Semiramide, le Giovanna d’Arco, le Giovanna Hachette; le Giuditta e le Caroline Corday; le Cleopatra e le Messalina, le guerriere che combattono più ferocemente dei maschi, le amanti che incitano, le distruggitrici che spezzando i più fragili contribuiscono alla selezione, mediante l’orgoglio o la disperazione, la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento.

Che le prossime guerre suscitino delle eroine simili a quella magnifica Caterina Sforza che, mentre sosteneva l ‘assedio della sua città, vedendo dall’alto delle mura il nemico minacciare la vita di suo figlio per obbligarla ad arrendersi, mostrando eroicamente il proprio sesso, gridò: «Ammazzatelo pure! Mi rimane lo stampo per farne degli altri!

Ma la donna manca totalmente di misura: immola o cura, fa scorrere il sangue o lo terge, è guerriera o infermiera.

Ma questo non è mero Femminismo: Il Femminismo è un errore politico. Il Femminismo è un errore cerebrale della donna. L’attribuire dei doveri alla donna equivale a farle perdere tutta la sua potenza feconda. E L’ACCORDAR LORO QUESTI DIRITTI NON PRODURREBBE ALCUNO DEI DISORDINI AUGURATI DAI FUTURISTI, MA DETERMINEREBBE, ANZI, UN ECCESSO D’ORDINE.

Anzi. LA LUSSURIA È UNA FORZA, perché distrugge i deboli, eccita i forti a spendere energie, dunque al loro rinnovamento. La donna deve essere madre o amante. Le vere madri saranno sempre amanti mediocri, e le amanti saranno madri insufficienti per eccesso.

Infine la contestazione definitiva all’assunto dell’Uomo Marinetti: Ecco perché nessuna rivoluzione deve rimanerle estranea; ecco perché invece di disprezzare la donna, bisogna rivolgersi a lei. È la conquista più feconda che si possa fare; è la più entusiasta, che, alla sua volta, moltiplicherà le reclute.

Per la fatale decima del sangue, mentre gli uomini guerreggiano e lottano, fate dei figli. Non li allevate per voi, spingete i vostri figliuoli e i vostri uomini a superarsi. Siete voi che li fate. Voi avete su loro ogni potere.

ALL’UMANITÀ VOI DOVETE DEGLI EROI. DATEGLIELI.

Questa risposta così articolata, decisa e furibonda della francese Valentine de Saint-Point spiazza completamente Marinetti, quasi che gli fosse sfuggito un particolare fondamentale, come se non avesse ben capito o interpretato l’Altra Parte del Mondo. E non può far altro che invitarla a far parte del Direttivo del Movimento Futurista.

Ma Valentine non si ferma qui e già l’anno successivo, nel 1913, ribadisce nuovamente l’importanza del sesso nella visione Futurista, e in particolare del ruolo fondamentale della donna in questo ambito, in spregio ai giornalisti disonesti che mutilano le frasi per render ridicola l’Idea e per dare voce alle donne che pensano quello che ho osato dire.

Così nasce il Manifesto della Lussuria…… CONTINUA

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